“Mi chiamo Santo, e avevo 19 anni. Un’età piena di sogni, di vita, di amore. Eppure, sono morto per qualcosa di così piccolo, così inutile… per aver calpestato una scarpa. Sembra impossibile, vero? Eppure è successo. Ma non sono l’unico. Ci sono tanti come me, ragazzi che hanno pagato con la vita per nullai, per errori che non avrebbero mai dovuto costare così tanto. Non voglio che la mia morte, come quella di tanti altri, sia stata invana. Non voglio che il nostro sacrificio resti solo un altro nome su una lista lunghissima che nessuno ricorda. Voglio che il nostro grido arrivi forte, che diventi un urlo di cambiamento. Napoli non è solo il marcio che spesso vediamo. Napoli è anche quella che lotta, che sogna, che si rialza ogni volta che cade. Non è vero che i buoni vincono sempre. Ma non possiamo arrenderci. Se la nostra morte può svegliare le coscienze, se può far aprire gli occhi a chi pensa che la violenza sia la risposta, allora, forse, in qualche modo, abbiamo vinto anche noi. Ricordateci. E fate in modo che, per chi verrà dopo di noi, non accada mai più. La vita è troppo preziosa per essere calpestata come una scarpa.”